πάντα ῥεῖ ὡς ποταμός - panta rei os potamòs - tutto scorre come un fiume

mercoledì 2 gennaio 2013

SOLITUDINE





Visto l'elevato carico di lavoro, per queste feste natalizie, non erano previste soste.
Inaspettatamente mi comunicano che il 31 si fa pausa.
Lieta notizia!
Libero da ogni impegno ho deciso di aspettare il nuovo anno in un paesino montano di dodici anime.
Quando alla domanda che fai a capodanno, ho spiegato il mio intento, sono rimasto stupito nel leggere con quale smarrimento le persone accoglievano la risposta.

Ho scoperto che  secondo il pensare comune la scelta di festeggiare in compagnia di un libro immerso in un “assordante” silenzio non è contemplabile.

In primis non ho prestato molta attenzione al fatto in se, ma lo sbalordimento continuava a manifestarsi, e mi sono chiesto:  sono pazzo io o sono pazzi gli altri?

Il cardinale Danneels ha osservato: "L' uomo moderno europeo oggi è diventato molto triste, perché la solitudine rende tristi. Abbiamo perso la gioia precisamente perché abbiamo pensato troppo a noi stessi". Non sono d’accordo.
Ci siamo intristiti,  perché abbiamo dedicato  troppo poco tempo ad ascoltarci, a comprendere i bisogni che solcano l’inconscio e non trovano la strada per dichiararsi.
Le nostre menti sono intasate di quotidiano.
Il NOI ha vinto decretando lo strapotere della "Comunità" e dello "Stare insieme" a tutti i costi. Uomini troppo stretti impegnati in un unico sforzo produttivo.

Eppure “cattivi maestri” ci avevano avvertito:

  • Pascal diceva che ogni male dell' uomo derivava dal fatto di non poter stare solo nella sua stanza nemmeno per un' ora. 
  •  Il grande Ulrich  lo ripeteva spesso: Grande verità che apre lo spazio mistico della consapevolezza, poiché non può esistere uomo consapevole senza vera solitudine. La consapevolezza nasce nella solitudine.
  • Nella solitudine il solitario divora se stesso, nella moltitudine lo divorano i molti. Ora scegli. 
Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano II, 1879/80

  • La solitudine può essere una tremenda condanna o una meravigliosa conquista.
Bernardo Bertolucci

  • Solitudine. Condizione di chi ha il difetto di dire la verità e di essere dotato di buon senso.
Ambrose Bierce, Dizionario del diavolo, 1911
  • La vera felicità è impossibile senza la solitudine. Probabilmente l'angelo caduto tradì Dio perché desiderava la solitudine, che gli angeli non conoscono. 
Anton Čechov, La corsia n.6, 1892
  • Perché in generale si sfugge la solitudine? Perché pochi si trovano in buona compagnia seco.
Carlo Dossi, Note azzurre, 1870/1907 (postumo 1912/64)
  • La solitudine ci dà il piacere d'una grande compagnia: la nostra.
Roberto Gervaso, Il grillo parlante, 1983
  • I due più grandi doni che il Cielo possa fare a un'anima: silenzio e solitudine.
Marcel Jouhandeau, Un mondo, 1950
  • La solitudine è la patria dei forti.
Reine Malouin, Profonds destins, 1957
  • La solitudine, quella vera, scelta consapevolmente, non è una punizione, e nemmeno una forma morbosa e risentita di isolamento, né un vezzo da eccentrici, bensì l'unico stato davvero degno di un essere umano.  
Sándor Márai, La donna giusta, 1941
  • Necessaria è una cosa sola: solitudine, grande solitudine interiore. Volgere lo sguardo dentro sé e per ore non incontrare nessuno; questo bisogna saper ottenere.
Rainer Maria Rilke, Lettere a un giovane poeta, 1903/08 (postumo 1929)
  • Ogni uomo che si eleva si isola. 
Antoine Rivarol, Massime e pensieri, 1808 (postumo, 1941)
  • Nella solitudine il miserabile sente tutta quanta la sua miseria e il grande spirito tutta la sua grandezza, ciascuno in breve sente di essere ciò che è.
Arthur Schopenhauer, Parerga e paralipomena, 1851
  • Non ho mai trovato compagno che mi facesse così buona compagnia come la solitudine.
Henry David Thoreau, Walden, 1854
  • Per le persone che hanno il gusto della solitudine, essere in un luogo in cui nessuno può collocarti precisamente è una gioia rara: forse sta tutto lì anche il piacere dei viaggi.
Cesarina Vighy, L'ultima estate, 2009

2 commenti:

  1. Un bellissimo intervento. L'ho letto con molto trasporto essendo un argomento che mi interessa molto.
    Sono 21 anni che sfuggo la solitudine e non ho mai deciso di impararla.

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  2. ciao, sono "altrevisioni"

    non sono in condizione di esprimere un discorso omogeneo e ben articolato,
    propendo per un po' di pensieri sparsi e spartani (che significano la stessa cosa,
    a termine di una non voluta frase festa di "p" alliteranti...) non avendo nessuna
    difesa di fronte a chiunque sostenga che è meglio tacere se non si è in grado di
    argomentare organicamente....

    nessuno stupore nello stupore degli altri e non credo che nel tuo profondo tu ne sia
    veramente stupito; non è vera solitudine quella che necessita del riconoscimento altrui
    e il riconoscimento è tale sia in forma critica che benevola.
    D'altronde è molto difficile non aver bisogno di un'identificazione da un rapporto con
    l'esterno, armonico o disarmonico che sia questo rapporto.

    Mi si apre un bivio mentale, un' "altravisione" sulla differenza tra solitudine e isolamento,
    su quale sia il rapporto tra queste due condizioni e sul fatto che possano essere entrambe
    volontarie o imposte. Naturalmente è un tema enorme o ho tutta l'intenzione di lasciarlo a
    livello di pensiero sparso.

    Considerazione successiva è quella se possa veramente esistere una condizione alternativa
    alla solitudine per l'essere umano, è chiaro che si può essere soli (e lo si è) anche in
    uno stadio pieno di gente... qui interviene la consapevolezza a dare senso, valore e
    bellezza ai momenti dell'animo, consapevolezza che è amica stretta dell' attenzione;
    "vivere con attenzione" rimane sempre una delle più semplici e potenti regole di vita.

    La solitudine può essere la capacità di star soli con se stessi (e qui sarebbe interessante
    vedere quanti sono veramente i se stessi di ciascuno...ma iniziamo a entrare nella
    schizofrenia...) può essere aiutata dall' isolamento ed è necessaria alla formazione e
    sviluppo della propria identità e se già formarsi un'identità è cosa non scontata,
    evolverla nel corso dell'esistenza è operazione che pochissimi sono disposti a fare
    su di sé e ancor meno ad accettare negli altri, il che va ad aumentare il grado di
    solitudine (o di isolamento?) non ricercata.

    Certo è che solo la solitudine consente di raggiungere l' autentico possesso di sé e
    la possibilità di iniziare un autonomo e libero rapporto con l' altro e non a caso Gesù
    disse di amare il prossimo COME sé stessi, COME, non di più, è un particolare fondamentale.

    Bisogna però fare attenzione (bisogna sempre fare attenzione, risulta più bello vivere)
    a non fare diventare solitudine o isolamento una situazione di comodo, una facile fuga,
    una protezione ovattata...lo possono essere ma in funzione di qualcos'altro non fini a se
    stesse.
    Tra i tanti difetti dell' uomo pochi superano in potenza la pigrizia, cosa non ha fatto
    e cosa non fa l'uomo in sacrificio ad essa! mentalmente e materialmente...
    stare soli e isolati nella propria supposta (no, non è un termine scelto a caso...)
    immensità può essere comodo, molto comodo, ma serve a poco, per se stessi a per gli altri.
    D'altronde Dio, se esiste, avrebbe potuto farlo meglio di chiunque altro, ma ha scelto
    un' altra strada...

    vorrei commentare qualcuna delle frasi dei cattivi maestri sulle quali avrei "altrevisioni",
    ma ho già scritto molto di più di quanto pensassi all' inizio.

    Grazie per il bel post.

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