πάντα ῥεῖ ὡς ποταμός - panta rei os potamòs - tutto scorre come un fiume

lunedì 31 dicembre 2012

Un mare di papaveri - Amitav Ghosh

India colonia britannica, guerra dell’oppio, religione, sesso, pirati e Rāja ,  in 500  pagine scritte da “dio”.                                                                        Non ho mai amato gli scrittori che divagano in dettagliate descrizioni di luoghi suoni o profumi,  Ghosh è  diverso,  il ritmo placido con cui stende il fiume di parole del romanzo finisce con il rapirti.                                                              
Ho iniziato il secondo volume della triologia, “Il fiume dell’oppio” , curioso di scoprire se mi appasionerà quanto il primo.

martedì 25 dicembre 2012

THE IRON LADY


Non servono sviluppate capacità d'astrazzione, per immaginare dove le scelte operate da chi  governa ci condurranno e quali gli effetti sull'economia.
Basta dedicare un paio d'ore alla visione di questo film.
Negli anni settanta, il primo ministro Margaret Thatcherl, si è trovata a dover introdurre impopolari riforme necessarie a garantire il futuro dell' Inghilterra.

Ad oggi giudicate voi i risultati.... 

Hanno detto :

  • Si comporta con tutta la sensibilità di un Boa constrictor affamato di sesso. (Tony Banks)

  • Margaret Thatcher è la più grande donna inglese vivente. (Charles Moore)


  • È la più grande bastarda che abbiamo mai conosciuto. (Danny Morrison)


  • L'intera società inglese nonostante la Thatcher sia scomparsa dalla scena da molto tempo, sta ancora "leccandosi le ferite". Perché quel periodo ha provocato un cambiamento radicale, incredibile. (Jake Arnott)

  • La prima Spice girl, vera iniziatrice del Girl power, il potere alle ragazze. (Geri Halliwell)


  • Che cosa vuole, questa casalinga? Le mie palle su un vassoio? (Jacques Chirac)

mercoledì 21 novembre 2012

Dune - Frank Herbert

Non devo aver paura.
La paura è la piccola morte che porta con se l'annullamento totale.                                  
Guarderò in faccia la mia paura.
Permetterò che mi calpesti e mi attraversi.
E quando sarà passata, aprirò il mio occhio interiore e ne scruterò il percorso.
La dove andrà la paura non ci sarà più                                                                                             nulla.
                                                                                    Soltanto io ci sarò.

    
Frank Herbert

Il rischio è di apparire retorico, sottolineando che la passione e l'impegno profuso da  David Lynch  nel 1984 nella produzione dell'omonimo film non sono bastati a rendere giustizia a questo romanzo.
Assecondando esigenze cinematografiche, sono stati aggiunti aspetti non contenuti nel libro e completamente ignorati particolari fondamentali alla comprensione della trama.
Frank Harbert non si limita a stendere un racconto ambientandolo in un prossimo futuro, bensì con abilità ci rivela un un intero mondo, il pianeta Arrachis, dotandolo di un complesso ecosistema che ne plasma il clima e ne forgia l'aspetto cosi ostile ed inadatto ad ospitare la vita.
Ogni personaggio viene collocato nel tessuto del racconto corredato di una dinastia a cui far risalire le sue origini, rapporti di discendenza e parentela che possono risalire lungo una genealogia distante anche mille anni. (Documentata nelle appendici del libro).
L'ambientazione temporale scelta è insolita per un racconto di fantascienza.
L'umanità intera si trova catapultata in un medioevo causato da una guerra, le cui conseguenze, hanno condotto all'abbandono dell'uso delle macchine.
Un delicato equilibrio permette la coesistenza del triunvirato formato dalle "Grandi Case", feudi assoggettati al proprio signore; la "Gita" un'organizzazione commerciale che appoggia il suo potere alla flotta mercantile e "L' imperatore".
Al centro della faida: "La Spezia" , fonte di grande ricchezza e sommo potere.
Ad ispessirne ulteriormente la trama, mistiche scuole educano reverende madri ad un compito  millenario: vegliare sull'opera di selezione genetica  che condurrà alla nascita di un uomo dotato della prevegenza.
Infine su tutto incombe cupa l'ombra della Jihad la guerra santa.

La forma con cui l'autore stende la storia non è tra le più ricercate e attente, ma bene si combina con l'atmosfera asciutta ed essenziale che le pagine profondono.
Un ultima curiosità: navigando tra le pagine del web mi sono imbattuto persino in un trattato di psicologia frutto di un analisi approfondita diquesto libro!  

mercoledì 7 novembre 2012

Panino al prosciutto - Charles Bukowski

"Se le rane avessero le ali, non si consumerebbero il culo a furia di salti."

Il dono di rappresentare mediante pochi tratti di matita concetti o figure cariche di profondi significati, mi ha da sempre affascinato.
Ho ritrovato in Bukowski il medesimo talento.
Scrittore abile nel tracciare l' identità completa del personaggio usando una manciata di aggettivi: il padre fallito, uomo privo di qualità, mosso da una violenza codarda e roso dall' insana ambizione.
La madre, donna sottomessa al giogo di una vita insipida, regolata dal codice di "frasi fatte" accettate senza riflessione alcuna.
Gli amici, adolescenti crudeli dalle anime affilate come lame.
 “Henry Chinaski", il protagonista, alterego di Bukowski; mente inquieta, brillante osservatore capace di condensare in un unico pensiero interi vissuti.

Questo è "Panino al Prosciutto", secco, tosto, ironico e drammaticamente cinico, volgare ed introspettivo.

 

domenica 28 ottobre 2012

Chiedi alla polvere - John Fante

John Fante! Ho pensato ad uno scherzo: troppo improbabile come nome d'autore, più credibile come pseudonimo usato per firmare un opera in cui si ripongono ben poche convinzioni. Poi...ho iniziato a leggere. Mi sono smarrito tra le pagine di questo libro, come in un vagabondare alla Kerouac. Una sorsata di gelido metallo, sceso a piombo dalla gola al fondo dello stomaco, a smuovere il "Sottosuolo" di Fëdor Dostoevski.
Leggendo di Arturo Bandini uomo spinto da un' ambiziosa sete di riscatto e vittima di profonde passioni, sono stato colto dall'"'insostenibile leggerezza dell'essere, una famigliare indeguatezza, sensazione che mi ha accompagnato verso il tragico epilogo.